Tag
6 aprile, graffiti knitting, guerrilla knitting, L'aquila, mettiamoci una pezza, ricostruzione, terremoto l'aquila, urban knitting, Yarn bombing, yarnbombing, yarnstorming
Ultimamente mi capita spesso di frequentare la citta’ de l’Aquila per lavoro e ogni volta vengo sopraffatto dagli stessi sentimenti ; un profondo senso di smarrimento, di estraneita’, di vuoto.
Al momento il centro e’ ancora deserto e pochi sono i cantieri iniziati (pochi che si contano sulle dita di una mano), si avverte una strana sensazione di irrealtà, di sospensione;
Sembra di girare in un set cinematografico a cinecitta’ in cui tutto e’ rimasto fermo all’ultimo ciak.
Amo gli spazi aperti e i luoghi pubblici; rappresentano il cuore della citta’ la vera essenza della societa’. tutto cio’ che di brutto e di bello vi si svolge ci rappresenta tutti; per questo mi piace cosi’ tanto l’arredo urbano; e’ una forma di rispetto per questi santuari del vivere civile.
In questa citta’ si concretizza quella brutta parola che tanto si usa all’interno delle università di architettura, il “vuoto urbano”; non l’ho mai capita in fondo questa espressione ….fino ad oggi.
Pero’, dal 6 aprile scorso e’ in atto una azione di abbellimento della citta’, e di sensibilizzazine , denominata “mettiamoci una pezza”; si tratta di Un’azione di urban knitting che vuole dare colore e calore alla citta’ ricoprendola di “pezze” di lana ricamate all’uncinetto provenienti da tutto il mondo.
Trovo questa iniziativa molto poetica; questo tipo di pactchwork tipico delle coperte della nonna e’, in fondo, quanto di piu’ evocativo delle calde atmosfere casalinghe e portare questo valore all’esterno lo trovo un bel gesto di amore; una coccola verso questa citta’ ferita, vuota e senza colore.
Una volonta di riconquistare le proprie case partendo dall’intera citta’.
Purtroppo non so cucire a maglia, ma considero questo post come una mia personalissima pezza.